L'imprenditoria ad Altamura: i capitani coraggiosi di un territorio che corre veloce
Intervento di Federico Pirro
L'intervento integrale di Federico Pirro, Professore di Storia dell’Industria presso l'Università di Bari Aldo Moro e firmatario del Manifesto di Merita, in occasione del Convegno "Altamura Produce. Le eccellenze imprenditoriali e produttive del territorio murgiano", tenutosi lo scorso 18 luglio e organizzato dal neocostituito Gruppo imprenditoriale di Altamura.
L’area dell’altopiano murgiano - di cui Altamura è capitale indiscussa e universalmente riconosciuta - è divenuta nell’ultimo quarantennio una delle zone economicamente più dinamiche non solo della Città Metropolitana di Bari, ma anche dell’intera Puglia e fra le più vivaci del Mezzogiorno.
Al riguardo, vorrei subito offrire un primo dato su uno degli indicatori più significativi della crescita economica di un territorio.
Intendo riferirmi all’indicatore dei depositi bancari, che sono anche una parte del risparmio che si accumula in questa città - e gli impieghi che avvengono in essa.
Ovviamente non tutti i depositi sono risparmio e una loro parte è costituita da capitale circolante delle imprese.
I dati che mi accingo a citare sono dati ufficiali della Banca d’Italia ed escludono i pronti conto termine, i depositi postali, i titoli dati in custodia agli Istituti di credito e i depositi presso finanziarie. Pertanto sono dati parziali della massa finanziaria più complessiva che si genera o transita e si deposita negli sportelli del territorio.
Ebbene - fatta questa avvertenza - al 31 dicembre 2019 risultavano ad Altamura depositi per 1.060 milioni ed impieghi per 958 milioni.
Per entità dei depositi bancari, Altamura è stata il secondo Comune della Città metropolitana dopo Bari, con depositi superiori a quelli di un capoluogo di provincia come Brindisi che si è attestato a 837 milioni e 888 di impieghi.
Cosa ci dice questo dato grezzo ? Che la ricchezza che si produce ad Altamura è molto elevata, anche se poi bisogna approfondire l’analisi sui settori che la producono, su come si distribuisce e sul carico fiscale che vi grava sopra.
Dopo il capoluogo metropolitano, sono Altamura, Molfetta, Corato e Monopoli - le aree con le maggiori capacità produttive e nelle quali si sono accumulate e dispiegate rilevanti potenzialità di sviluppo. Potenzialità, è bene sottolinearlo, che la pandemia da covid 19 ha stressato duramente, come sanno gli imprenditori, i quali però hanno anche dimostrato una forte capacità di resistenza e di rilancio.
Un’area questa che ha saputo unire una storica tradizione di produzioni agricole, e segnatamente cerealicole – proseguite da decenni da agricoltori tenaci, intraprendenti e che ormai possono considerarsi veri ‘maestri nell’arte della coltivazione’ - con l’industria della trasformazione molitoria che si è evoluta tecnologicamente sino ai giorni nostri, e che rende oggi Altamura la capitale meridionale dell’industria di settore, grazie alla massiccia presenza di impianti di varie società - alcune delle quali di rilievo nazionale e internazionale come i gruppi Barilla e Casillo, cui si affiancano le industrie molitorie di eccellenti imprenditori locali - che vantano tutti insieme una capacità di lavorazione complessiva che è veramente imponente e con fatturati di assoluto rilievo.
Solo per citare un altro dato: I cinque maggiori molini locali Moramarco, Loiudice, Mininni, CDP, Martimucci, complessivamente nel 2018 hanno fatturato 225 milioni.
Una grande tradizione produttiva dunque - antica e moderna al tempo stesso - che poi è venuta alimentando una filiera industriale dei prodotti da forno, ormai noti anche a livello internazionale e trainati dal brand dell’ormai celebre pane dop altamurano.
Ma accanto al pilastro dell’industria molitoria locale, ne sono nati altri dalla meccanica impiantistica al legno-mobilio, un comparto questo che ha conosciuto nell’ultimo quindicennio un durissimo processo di ristrutturazione selettiva che ne ha ridotto purtroppo le unità locali e gli addetti, ma che non ha distrutto completamente il settore in cui continuano ad operare aziende di nicchia con prodotti in alcuni casi anche di qualità alta di gamma, esportati su mercati europei.
Anche l’industria delle costruzioni ha una sua forza antica nel territorio e annovera società con fatturati veramente interessanti che acquisiscono lavori anche in altre parti d’Italia.
Anche l’insieme delle attività turistiche ha conosciuto un notevole sviluppo negli ultimi anni e ha tratto giovamento, fra l’altro, dagli eventi dello scorso anno legati a ‘Matera capitale europea della cultura’.
A questo territorio e ai suoi protagonisti rende omaggio il volume di Giovanni Mercadante, Altamura produce. Libro d’oro delle eccellenze imprenditoriali e produttive che presentiamo questa sera ad Altamura. Un volume, quello di Giovanni Mercadante - già dirigente d’azienda e autorevole cultore di storia locale - cui anche il sottoscritto ha contribuito con una riflessione sulle specificità e il dinamismo di un territorio che non è più considerato area periferica e marginale della zona economicamente forte costituita dall’hinterland di Bari, ma che, al contrario, si presenta sempre più come grande area cerniera interregionale fra la pianura interna della Città Metropolitana di Bari e l’area del Materano.
Si guardi il contesto circostante:
A Santeramo opera il quartier generale di Natuzzi, a poche decine di chilometri è in esercizio l’Ilva di Taranto, alle spalle in Basilicata sono attivi i grandi pozzi petroliferi della Val d’Agri e di Tempa Rossa, nella Basilicata Nord orientale è in produzione la FCA a S. Nicola di Melfi e ad est è in attività il polo industriale di Bari.
Altamura e il suo territorio sono un’area cerniera che deve potenziare alcune infrastrutture stradali - come l’ampliamento del prolungamento della SS.96 da Altamura verso Matera e la strada verso Taranto; un’area cerniera che ha urgente bisogno di qualificare la dotazione infrastrutturale di una grande area insediativa come l’agglomerato industriale di Iesce, a cavallo fra Altamura e Matera, e che pertanto dovrebbe esigere da Città Metropolitana e Regione maggiori attenzioni nella programmazione dei fondi del prossimo ciclo comunitario 2021-2027, essendo una delle aree economicamente trainanti dell’intera regione.
Un’area che, peraltro, si trova collocata a cavallo delle due Zone economiche speciali istituite dal Governo, quella adriatica facente capo all’Autorità di sistema portuale di Bari, e quella ionica facente capo invece all’Autorità di sistema portuale di Taranto. Migliorare le vie di comunicazione e creare un centro intermodale gomma-ferro a Gioia del Colle.
Insomma, una grande business community come quella altamurana e murgiana - ormai inserita da tempo negli scenari della globalizzazione - per poter competere con sempre maggiore efficacia, ha bisogno, insieme all’intraprendenza dei suoi imprenditori, anche di sistematiche attenzioni e di connessi interventi di varia natura delle Istituzioni locali, regionali e governative, proprio perché è già un’area forte, dinamica, resistente che pertanto necessità di infrastrutture e servizi sempre più all’altezza delle sfide che questo territorio e i suoi ‘capitani coraggiosi’ stanno già sostenendo con successo da molti anni.
Alcune proposte: costituzione di una grande associazione imprenditoriale locale Altamura produce che organizzi sul territorio le politiche di promozione in favore delle aziende associate, sul modello dell’A.I.C. – Associazione imprenditori coratini e di quelli dell’Agglomerato industriale di Molfetta – Molfetta.
Indizione di una grande conferenza economica cittadina che focalizzi le problematiche più urgenti delle imprese del territorio, organizzata dall’Amministrazione Comunale e che chiami a raccolta Regione, Città Metropolitana, Consorzio Asi, Autorità di sistema portuale di Bari, Ministero per il Mezzogiorno e il Ministero delle Infrastrutture, Banche, Università Aldo Moro Politecnico, centri di ricerca del CNR, Anas, Ferrovie.
Altamura vuole correre veloce, e bisogna darle o migliorarle le infrastrutture per poterlo fare. E gli imprenditori locali devono essere sempre di più i capitani coraggiosi di cui la Puglia, Il Mezzogiorno e il Paese hanno bisogno per competere nel mondo.
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