27 luglio 2020   Articoli

I benefici delle Zes anche per chi è fuori dalle «zone»

Federico Pirro - Gazzetta di Bari

Federico Pirro - Professore di Storia dell’Industria - Università di Bari Aldo Moro

In uno scenario industriale in cui si registrano diffusi e crescenti segnali di ripresa o di accelerazione in diversi cluster della Città metropolitana di Bari - dall’agglomerato Bari-Modugno a quello di Molfetta, dall’area di Corato a quella murgiana trainata da Altamura  - e che stanno interessando sia grandi stabilimenti dell’automotive e dell’agroalimentare e sia nuclei robusti di Pmi della meccanica fine e del legno-mobilio, un foltissimo gruppo di imprenditori si è dato appuntamento nei giorni scorsi presso il capannone della Indeco nella zona industriale barese per iniziare ad affrontare le complesse problematiche della ZES-Zona economica speciale dell’area adriatica che, com’è noto, include territori della Puglia e del Molise.

Convocati dalla Associazione Impresa+Impresa guidata dall’Ing.Paolo Bevilacqua - e costituita da oltre 70 Pmi insediate nell’agglomerato fra il capoluogo e il comune di Modugno - e dalla Confimi-Confapi Puglia presieduta dall’Ing.Carlo Martino fondatore della Tecnomec Engineering, gli operatori intervenuti hanno potuto ascoltare gli interventi del Prof.Domenico Laforgia, direttore dell’Assessorato regionale allo sviluppo economico, del Prof.Ugo Patroni Griffi, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare adriatico meridionale, del Dott.Paolo Pate, Presidente del Consorzio Asi, del Dott.Davide Degennaro presidente dell’Interporto, dell’Ing.Luigi Ranieri, autorevole componente dello staff del Sindaco Decaro, del Prof.Barone del Politecnico, e del sottoscritto quale coestensore dei piani di sviluppo strategico delle due ZES interregionali pugliesi, l’adriatica e la ionica che abbraccia aree anche della Basilicata.

Da un parterre così qualificato - di cui l’avvocato Riccardo Figliolia consulente di Confimi ha moderato gli interventi - sono emersi con chiarezza sia i punti di forza della ZES e sia alcune criticità che dovranno essere superate per dare slancio alla sua attività. Questi, in sintesi, i punti evidenziati nel ricco dibattito:

1) la Zona economica speciale adriatica già costituita include aree produttive molto dinamiche funzionalmente raccordate agli scali portuali di Termoli, Manfredonia, Barletta, Bari, Monopoli e Brindisi, sia sotto il profilo infrastrutturale, comunque da migliorare nelle connessioni intermodali, e sia sotto quello delle movimentazioni di materie prime e beni finiti;

2) le agevolazioni concedibili agli investimenti delle aziende che si insedieranno nei territori inseriti nel perimetro della Zona sono di natura fiscale (credito di imposta), incentivi predisposti dalla Regione ma validi per l’intero territorio pugliese e, soprattutto, di natura procedurale prevedendo semplificazioni negli iter autorizzativi delle nuove iniziative;

3) l’agglomerato industriale barese, con le aree che sono state inserite nella Zona, presenta un’apprezzabile contiguità allo scalo portuale - dal quale, è bene saperlo, partono anche notevoli flussi di esportazioni manifatturiere e non solo traghetti e navi da crociera - al parco ferroviario di movimentazione merci di Bari-Lamasinata, all’aeroporto e all’Interporto, anche se sono necessari raccordi di ultimo miglio fra la zona industriale, il porto, e Lamasinata. Con la realizzazione della ‘camionale’ - di cui sta per acquisirsi dal Ministero delle Infrastrutture la quota che ne completa l’intero finanziamento - questo nodo nevralgico dello sviluppo regionale avrà un raccordo più funzionale;

4) con l’istituzione della zona doganale interclusa - da perimetrarsi entro il 20 dicembre - i vantaggi aumenteranno per le merci e le lavorazioni che proverranno da Paesi extra UE;

5) è ben presente agli imprenditori intervenuti all’incontro e nel dibattito che l’istituzione della Zona vuole stimolarli a produrre nuovi beni e servizi destinati soprattutto all’esportazione, perché la legge istitutiva punta a settori da ‘sviluppare’ in quanto già esistenti, ma anche a quelli da ‘promuovere’ perché non presenti nei perimetri delle ZES. E’ una sfida quest’ultima di particolare complessità che alcune aziende però stanno già affrontando con successo, pur se è un percorso non breve in particolare per le Pmi;

6) sarà necessario fare in modo che non siano solo le imprese già insediate in area ZES, o che vi si localizzeranno, a godere di semplificazioni amministrative per i nuovi investimenti non fruibili dai loro concorrenti che ne sono al di fuori: ciò potrebbe creare ‘asimmetrie competitive’ fra società di identici settori, ubicate dentro e fuori il perimetro catastale della ZES, con il rischio che venga sollevata eccezione di costituzionalità sulla legge. perché verrebbe violata la par condicio fra le imprese. Pertanto, una richiesta avanzata da più interventi è stata quella di proporre alle Autorità competenti - per quanto di rispettiva pertinenza - di estendere per i nuovi investimenti le semplificazioni autorizzative a tutte le società ovunque siano insediate in Puglia. A ciò potrebbe contribuire anche il recente Decreto semplificazioni.

Ma un altro dato emerso con chiarezza dall’incontro - in particolare nella relazione di chi scrive - riguarda la forza competitiva della zona industriale di Bari che per il numero delle fabbriche insediate e dei loro addetti, il volume delle esportazioni e l’entità complessiva degli investimenti sostenuti negli ultimi 15 anni dagli incentivi regionali, è una delle aree più forti non solo del Mezzogiorno ma dell’intera dorsale di Province e Città metropolitane che si affacciano sull’Adriatico da Lecce a Trieste. Un elemento questo, confermato nel lucido intervento del Dott.Paolo Pate Presidente del Consorzio Asi che ha presentato le numerose iniziative varate per consolidare, rigenerare e rilanciare con forza gli agglomerati di Bari-Modugno e Molfetta, proprio nel sessantesimo anniversario che cade quest’anno della fondazione dell’Ente consortile: pertanto, ogni interpretazione riduttiva o, peggio negativa, dell’area industriale di Bari ei ciò che essa produce può essere demolita con la ricca serie di dati raccolti e presentati in studi recenti dello scrivente.  

Insomma, è stato un affollatissimo incontro a più voci di confronto operativo e di lavoro, cui ne seguiranno a breve altri, intesi a focalizzare tutte le più complesse problematiche che le imprese stanno già affrontando, o si accingono a farlo, per competere sempre meglio in uno scenario post covid 19, certamente duro e difficile per tutti, ma nel cui ambito non c’è alcuna volontà di gettare la spugna. Anzi, l’imprenditoria locale sta dimostrando ancora una volta - ammesso che ve ne fosse bisogno - la sua irriducibile tenacia e la sua capacità di resilienza e di rilancio.

 

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