Quelle norme così difficili da comprendere
Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno
La settimana scorsa, sulle colonne nazionali del Corriere, Sabino Cassese ha criticato il costume dei governi nazionali, regionali e locali di scrivere norme di difficile comprensione se non a specialisti. Ci troviamo in una congiuntura che obiettivamente è senza precedenti e criticare chi la fronteggia tra mille difficoltà può apparire ingeneroso. Tuttavia, mai come in momenti come questo, è essenziale per chi governa essere comprensibile. Il rispetto delle norme, specie quando si rivolgono all’intera popolazione del paese, dipende dalla loro chiarezza e dalla praticabilità di tale conoscenza.
Oggi vorrei estendere e rafforzare quella critica, esaminando i documenti che i cittadini dovrebbero mostrare a titolo di autocertificazione quando sottoposti a controllo di forze dell’ordine. Si può discutere se un modulo di autocertificazione, scaricabile dalla rete, sia la maniera più appropriata di conseguire il risultato. Sappiamo dal rapporto Censis di fine 2018 che circa il 18 percento delle famiglie italiane (4,3 milioni di individui) non aveva accesso ad internet. Solo la metà del campione aveva un portatile e il 22 percento un desktop (probabilmente le stesse persone). E’ quindi abbastanza probabile che ci sia la metà della popolazione italiana che non può aver il modulo o stamparlo, e non può nemmeno informarsi sul suo contenuto, vista l’impossibilità di uscire di casa. Questi cittadini si troveranno di fronte alla necessità di firmare una dichiarazione mai vista prima e di cui non sono certamente in grado di valutare il contenuto.
Il modulo di autocertificazione, nella versione del 23 marzo, richiedeva la conoscenza di 6 norme tra cui un Decreto Legge, 4 Dpcm e una Ordinanza del Ministro della Salute (sic!), reperibili su Gazzetta Ufficiale e internet alla fascia di popolazione che ha accesso. In primis si richiedeva al cittadino di dichiarare di essere a conoscenza delle norme contenute in due Dpcm (8 e 22 marzo) e l’Ordinanza del Ministro della Salute del 20 marzo, che è una copia del Dpcm 22 marzo. Ci si chiede a che scopo costringere il cittadino a cercare e leggere due norme uguali. Viene naturale chiedersi poi quali siano le conseguenze se un cittadino dovesse dichiarare di non conoscere le norme in oggetto. Il modulo infatti non prevede questa circostanza non proprio impossibile, ad esempio per un anziano poco istruito.
Dove però il modulo si rivelava davvero straordinario era nella richiesta di dichiarare di essere consapevoli delle sanzioni determinate dal ‘combinato disposto’ dell’art. 3 comma 4 del DL 6/2020 e dell’art. 4 comma 2 del Dpcm 8 marzo 2020 (ho sintetizzato!) Non ho statistiche sulla proporzione di popolazione italiana che sappia cosa sia un combinato disposto, ma sono ‘disposto’ a scommettere che si tratti di meno del 30 percento, considerando che la proporzione di laureati è la più bassa d’Europa.
Nella parte finale poi si doveva dichiarare che lo spostamento ricadeva in uno dei casi consentiti: esigenze di lavoro, assoluta urgenza di cui all’art. 1, comma 1, lett. b), Dpcm 22 marzo, situazioni di necessità di cui all’art. 1 comma 1 lett. a) Dpcm 8 marzo oppure art. 1 Dpcm 9 marzo, e motivi di salute. Ora per chi si è dato la pena di leggere questi articoli, il Dpcm 22 marzo citato si limita a consentire spostamenti in situazioni di assoluta urgenza. Lo stesso dicasi per le situazioni di necessità, non ulteriormente definite nel Dpcm 8 marzo, mentre la norma del Dpcm 9 marzo si limita ad estendere i divieti al territorio nazionale. Tutti questi riferimenti normativi in ultima analisi sono totalmente inutili in quanto la normativa non definisce niente di ulteriore rispetto a quanto scritto nel modulo.
Qualcuno deve aver fatto notare l’assurdità di tale autodichiarazione e nella ultima versione del modulo si richiede solo la conoscenza degli art. 1, 2, e 4 del DL 19/2020 oltre al Dpcm 22 marzo. Difficile però che questo avvenisse diminuendo l’onere informativo. Ed infatti è stata aggiunta una spunta in cui si richiede la conoscenza delle Ordinanze dei Presidenti di Regione (di partenza e di arrivo). Con il che si allarga il novero di Autorità di cui bisogna studiare accuratamente i provvedimenti.
L’abitudine italiana di effettuare rimandi a legislazione inessenziale o incomprensibile non è certo peculiare di questo governo. Questa tendenza, diffusa a tutti i livelli di governo, è particolarmente antipatica quando si chiede ai cittadini di rilasciare dichiarazioni magari ragionevoli nella sostanza, ma con conoscenza di atti che pochissimi sono in grado di reperire, leggere e comprendere. Si sente spesso in questi giorni ripetere che il virus è almeno un buon motivo per non continuare con le cattive abitudini. Ecco io comincerei eliminando questa e prenderei un impegno in futuro a chiedere ai cittadini di dichiarare solo cose che siano ad essi comprensibili e di cui si assumano realmente la piena responsabilità. E’ urgente proprio perché stiamo richiedendo azioni che determineranno la nostra salute e in cui dobbiamo essere tutti consapevoli e coinvolti.
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