13 maggio 2021   Articoli

La xylella specchio di un paese

Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno

Giuseppe Coco - Professore di economia politica

Il mese scorso la Regione Puglia ha approvato il Nuovo Piano di Azione 2021 contro la Xylella. Il recente audit della Commissione Europea mette ancora in luce ‘i gravi e costanti ritardi nell’abbattimento e rimozione delle piante infette’. Vedremo se a più di 7 anni dall’esplosione del contagio e con l’infezione ormai pienamente presente nella provincia di Bari, la Regione è in grado di mettere in campo un’azione di contrasto efficace per evitare che l’olivicoltura pugliese sia travolta anche nelle sue parti più pregiate. Intanto è utile una ricostruzione della vicenda per non dimenticare le responsabilità e per affrontare le future emergenze in maniera migliore. Lo fanno alcuni ricercatori pugliesi in unquaderno Svimez di qualche mese fa (http://lnx.svimez.info/svimez/pubblicato-quaderno- svimez-61/).

L’emergenza scoppia nel 2013. Nella incertezza sulle attribuzioni di competenze, i primi passi in materia di isolamento del batterio e di studio e monitoraggio vengono adottati tempestivamente dalla regione Puglia, allora governata da Nicky Vendola. A seguito della Decisione della Commissione di richiedere l’abbattimento tutte le piante adiacenti quelle contagiate, però si sviluppa rapidamente un movimento di protesta degli agricoltori coinvolti, organizzati da associazioni e fiancheggiati da movimenti sociali e politici. Alimentati dalla secolare sfiducia nei poteri pubblici e dal solito complottismo nostrano, questi movimenti sarebbero privi di effetti se non trovassero sponda negli attori istituzionali. Ciò che sconcerta di più però è l’assenza totale dal dibattito degli interessi di lungo periodo che faranno le spese della irresponsabilità, a fronte dell’emergenza (il grosso dell’industria dell’olivocultura pugliese).

In piena stagione elettorale nel 2015, quella che porterà alla prima elezione di Michele Emiliano, la Puglia chiede al governo una norma per dichiarare l’emergenza e la nomina di un Commissario straordinario governativo, nonostante la materia sia di piena competenza regionale, e poteva essere affrontato tempestivamente con poteri ordinari. Partono immediatamente i ricorsi al TAR prima delle estirpazioni, con la messa in stato di accusa di fronte all’opinione pubblica del Commissario e degli scienziati del CNR che avevano collaborato alla definizione della procedura. In uno straordinario gioco delle parti, nel 2015 dalla Regione, dopo averne invocato la nomina, si arriva a chiedere la limitazione dei poteri del Commissario per impedire gli abbattimenti.

Al termine delle vicende giudiziarie e riaccertata la necessità di procedere agli espianti, termina il mandato del Commissario, ma la Regione invece di dare prontamente il via alle estirpazioni, nomina una nuova Commissione Scientifica. La sentenza della Corte Europea di Giustizia del 2019 che condanna l’Italia per le inadempienze nella gestione dell’emergenza mette bene in luce le responsabilità. Essa condanna l’incapacità dell’Italia di effettuare le estirpazioni anche dopo l’iter giudiziario (quindi dal 2016 quando la regione torna interamente responsabile) e i ritardi nell’effettuare i monitoraggi nello stesso periodo. 

Si nota ad esempio come la Regione Puglia approvi il Piano di Monitoraggio 2018-9, ad ottobre 2018, come se si trattasse di una vicenda in cui 10 mesi di ritardo siano irrilevanti e non la più grossa calamità in campo agricolo da almeno un secolo. In sostanza nella vicenda Xylella sono emersi tutti i problemi del sistema Italia e in particolare delle regioni meridionali. Una confusa attribuzione di competenze che incentiva la conflittualità istituzionale e non permette la chiara attribuzione delle responsabilità, il ricorso strumentale alla giustizia che poi genera via via il coinvolgimento di gradi sempre più elevati di giudizio (eg. la giustizia comunitaria e quella penale), la debolezza e l’inerzia amministrativa e realizzativa delle amministrazioni e l’irresponsabilità della classe politica soprattutto locale. Al centro di tutto una forte sfiducia dei cittadini meridionali nelle istituzioni pubbliche, sicuramente peggiorato dal regionalismo negli ultimi 40 anni, e come abbiamo visto con alcune buone ragioni.

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