31 gennaio 2022   Articoli

Troppa ideologia

Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno

Giuseppe Coco - Professore di economia politica

Nei giorni scorsi, a seguito della morte di un ragazzo friulano nel corso di una attività di alternanza scuola lavoro (ASL), si è aperto un dibattito sulla sua utilità e modalità. Ovviamente la morte di un ragazzo di 18 anni è una tragedia di proporzioni tali che deve sempre aprire un dibattito, ma il fatto drammatico rischia di oscurare le vere ragioni per cui l’ASL è un fallimento e ci si poteva aspettare fosse tale. 

L’ASL è nata per rimediare a un difetto strutturale del sistema di istruzione del nostro paese, lo scollamento tra istruzione, formazione e ricerca ed il mondo dell’impresa e del lavoro, e prende a riferimento, almeno sulla carta, il sistema tedesco in cui, si dice, ci sono importanti periodi di formazione in azienda che arricchiscono i curricula degli studenti e garantiscono una transizione scuola lavoro più facile. In Italia però questa buona idea è stata automaticamente trasformata in una ideologia secondo la quale la scuola, tutta la scuola, (e ancor più l’università) deve direttamente preparare gli studenti ad una attività lavorativa. E quindi tanto meglio se gli studenti vanno a lavorare durante la scuola. Non è vero ovviamente in nessun paese al mondo. La scuola, in particolare la scuola superiore, deve prima di tutto assicurare che gli studenti siano in grado di leggere, comprendere un testo e spiegare un argomento razionale in italiano e possibilmente in altre lingue, compiere correttamente operazioni matematiche e logiche essenziali, avere delle conoscenze di base in campi importanti e un po' differenziati a seconda dell’indirizzo. In altri termini formare gente che possa essere un buon lavoratore perché in possesso di capacità cognitive e culturali di base. 

L’approccio ideologico alla questione in Italia è interamente svelato dalle caratteristiche della ASL italiana, che non ha paragoni nel mondo. L’obbligatorietà per tutti gli studenti di scuola superiore in particolare non è prevista ad esempio nel sistema tedesco che invece lascia ampia discrezionalità alle scuole. Ma soprattutto traccia una netta distinzione tra formazione professionale, dove è ovviamente obbligatoria, e licei, dove di regola non si fa. Perché invece i nostri studenti di liceo devono fare 200 ore di alternanza?! In omaggio ad una ideologia appunto.

Un’altra differenza è che in Germania l’ASL la finanziano le imprese. Perché la manodopera che viene formata nelle scuole professionali in effetti serve dopo la formazione a quelle imprese. Questo è possibile solo quando il percorso formativo è tarato sulle esigenze delle imprese stesse, ovvero ancora nelle scuole professionalizzanti. In altri termini è la domanda di lavoro che genera la esigenza lavorativa e la formazione adeguata e correlata. Noi invece invertiamo il processo. La scuola pubblica paga per realizzare un sistema cervellotico in cui di fatto si crea occupazione fittizia completamente non qualificata senza alcun contenuto educativo, non pagata e talvolta inutile.

Forse non molti lo sanno ma gli studenti che entrano nel sistema professionalizzante in Germania vengono pagati (sic!). E’ la regola, se svolgi un lavoro, anche nelle fasi inziali. Noi invece ci stiamo abituando all’idea che il lavoro sia gratuito, anzi allo scollamento definitivo tra salario e lavoro. Ci può essere uno senza l’altro, e l’altro senza l’uno.

In questo quadro la situazione del mezzogiorno è particolarmente grave. La mancanza di imprese strutturate che siano in grado di gestire la ASL e che abbiano una ragionevole domanda di lavoro che renda possibile a valle l’assorbimento di una quota anche piccola degli studenti che accolgono, rende il sistema nel suo complesso una vera truffa a carico dei nostri giovani. E’ chiaro che esistono anche i casi virtuosi, che peraltro vengono menzionati di continuo, e che devono essere preservati. L’ASL va mantenuta dove opportuna, nelle scuole professionalizzanti e con una maggiore flessibilità a seconda delle esigenze, collegandola strettamente alla programmazione con il sistema delle imprese. Eliminiamola dai licei o almeno rendiamola volontaria, in alternativa ad altre attività che ogni scuola integrerà nella propria offerta formativa. In altri termini rendiamo possibile che invece dell’ASL la scuola possa convertire le 200 ore (sic!) in rinforzi pomeridiani di italiano, matematica e scienze oppure in specializzazioni disciplinari diverse aggiuntive, utilizzando le risorse che buttiamo nella ASL. Se non hanno il vantaggio di poter imparare qualcosa dalla ASL data la struttura produttiva, almeno i ragazzi delle nostre regioni recupereranno parte dello svantaggio nell’apprendimento cognitivo che ogni anno traspare dalle indagini INVALSI.

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