28 giugno 2024   Articoli

I rischi della Zes unica

Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno

Giuseppe Coco - Professore di economia politica

Crescono i rischi di fallimento della strategia del Ministro Fitto sulla ZES Unica. Ricordiamo che l’anno scorso Il Ministro ha deciso di sostituire le 8 Zone Economiche Speciali costituite nelle zone industriali attorno ai principali porti, con una unica ZES per l’intero territorio del Mezzogiorno. L’idea modificava radicalmente la filosofia di intervento, da una politica industriale con un progetto di incentivare la localizzazione attorno alle zone portuali nel processo di reshoring, si passava ad un incentivo generalizzato. 

Quando a settembre dell’anno scorso Il Decreto Sud rivelò le modalità di realizzazione della ZES Unica, con un accentramento di tutte le competenze autorizzative presso una Struttura di Missione della Presidenza del Consiglio, misi in luce i rischi di questa strategia. In particolare, i poteri connessi con l’autorizzazione unica ZES necessitavano di uno stretto contatto con gli amministratori locali e una mentalità manageriale nella gestione. Caratteristiche difficili da ritrovare nella Presidenza del Consiglio. Al di là del modello di intervento, su cui si possono avere idee differenti, l’importante era avere chiare in mente le difficoltà realizzative.  

A distanza di quasi un anno possiamo dire che il progetto è entrato in una fase difficile. Dopo lo slittamento dell’apertura dello Sportello unico da gennaio a marzo di quest’anno, pochi giorni dopo la costituzione della Struttura di Missione che deve gestire le autorizzazioni, e la scoperta con una lettera del responsabile della Struttura che essa si sarebbe occupata solo delle zone industriali e dei territori delle vecchie ZES (previsione apparentemente contra legem), le modalità di fruizione del credito d’imposta sono state definite a metà giugno, solo pochi giorni prima della apertura della finestra temporale per la richiesta del credito stesso. Le domande per il credito saranno aperte per solo un mese, fino a metà luglio, in cui si conta di esaurire la dotazione di 1,8 miliardi di euro. 

Ma le modalità escogitate sono davvero sorprendenti. Chi vuole realizzare un investimento presenta la richiesta alla Agenzia delle Entrate, poi a luglio si fanno i conti e si vede quante richieste ci sono. Se eccedono le dotazioni, si ricalcola il vantaggio distribuendolo proporzionalmente a tutti (quindi diminuendo il credito d’imposta). Ma a questo punto è possibile che qualcuno pur presentando la domanda, che non costa niente, poi non realizzi l’investimento. Allora l’anno prossimo si rifanno i calcoli e, se emergono somme non utilizzate, vengono redistribuite. 

Se si dovrà scrivere un manuale su come non si fanno le incentivazioni, il caso ZES unica sarà il caso studio. Aver comunicato queste modalità così poco trasparenti di incentivo a un giorno dall’apertura delle domande (che dovevano aprire a inizio anno), e a soli 5 mesi dalla fine dell’incentivo (secondo la norma gli investimenti devono essere realizzati a fine novembre 2024), rende di fatto non fruibile l’incentivo per grossi investimenti. Chi può mettere a terra un investimento di milioni in 5 mesi? E chi lo farebbe senza sapere qual è la percentuale di incentivo, che sarà rideterminata due volte? La normativa crea una incertezza radicale, l’opposto di quanto necessario. 

Nel frattempo, non abbiamo notizie delle autorizzazioni uniche. Il ‘contatore’ di istanze, presente a marzo sul sito della Struttura di Missione, è scomparso, mentre non ci sono notizie dell’eventuale rilascio di autorizzazioni che ormai dovrebbero fioccare (considerando che erano state bloccate anche quelle presentate prima di marzo ai Commissari delle ZES abolite). 

Del Piano Strategico della ZES Unica si sono perse le tracce, e d’altronde è difficile capire a questo punto a cosa serva, considerando che tra 15 giorni chiude lo sportello per le istanze di credito d’imposta. Se doveva orientare le scelte imprenditoriali, è ormai almeno un anno in ritardo. 

A questo punto è forse necessario rivalutare il processo attuativo della ZES Unica, partendo dalla presa di coscienza della necessità di prorogare il termine di novembre per la realizzazione degli interventi. Inoltre è necessario riprogrammare su un orizzonte pluriennale il finanziamento del credito d’imposta, utilizzando eventualmente il Fondo Sviluppo e Coesione, al fine di dare continuità allo sportello e certezza sulla sua misura. 

Non sarà semplice, considerando le difficoltà di finanza pubblica che fronteggeremo nella Legge di Bilancio, meglio sarebbe stato bloccare molto prima il superbonus e diminuire subito la decontribuzione sud, una spesa totalmente improduttiva in cui abbiamo buttato 5/6 miliardi a partire dal 2023. E’ poi necessario definire il Piano Strategico e decidere se esso ha una valenza solo indicativa, come la legge sembra implicare, o è un atto di indirizzo cogente; e limitare la competenza della Struttura di Missione alle autorizzazioni uniche sopra una soglia significativa (almeno 1 milione di euro). 

Smantellando le ZES esistenti il Ministro Fitto si è assunto una grossa responsabilità, perché alcune stavano rilasciando autorizzazioni e alcune difficoltà erano francamente prevedibili. Meglio affrontarle subito.

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Economia

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