06 settembre 2024   Articoli

SICUREZZA SUL LAVORO/ Infortuni, malattie professionali: troppi espedienti per aggirare le norme

Angelo Colombini - ilsussidiario.net

Angelo Colombini - Segretario confederale Cisl

La denuncia delle malattie professionali e degli infortuni, anche mortali, pubblicata nei giorni scorsi da Inail e tradotta in numeri, nei primi sette mesi del 2024, purtroppo spersonalizza le vite e le storie di ogni vittima. Questi dati mostrano ancora l’ampiezza del fenomeno che, con alterne contrazioni e innalzamenti, non dimostra rilevanti risultati positivi nella lotta agli eventi dannosi e a volte mortali che subiscono le lavoratrici, i lavoratori ed anche alcuni datori di lavoro, pur in presenza di un significativo potenziamento degli interventi di contrasto. 

Gli infortuni nei primi sette mesi del 2024 sono stati circa 351.000, in aumento dell’1,7% rispetto a luglio del 2023 ma in diminuzione del 20,5% rispetto allo stesso periodo del 2022, con un incremento più rilevante per gli incidenti avvenuti durante il percorso per recarsi al lavoro e per tornare alla propria abitazione (in itinere) di 55.664 con una crescita del 6,9% sul 2023. Le denunce di infortunio mortale, comprese quelle plurime (che comprendono anche le tragedie nel cantiere Esselunga di Firenze e l’esplosione nella centrale idroelettrica di Suviana, per un totale di 21 decessi) e quelle in itinere (137 incidenti mortali per strada), sono state 577, +3,2% rispetto lo stesso periodo del 2023, otto in più rispetto al 2022, 100 in meno sul 2021 e 139 in meno sul 2020, ricordando però che in questi due anni le denunce erano correlate al periodo del Covid. Il dato ancor più preoccupante sono le denunce delle malattie professionali che sono state oltre 54.000, con un incremento di 10.000 casi rispetto allo stesso periodo del 2023 e il 50% in più rispetto al 2022. 

Le patologie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo, quelle del sistema nervoso e dell’orecchio continuano a rappresentare le prime tre tipologie di malattie professionali denunciate, seguite dai tumori e dalle patologie che colpiscono il sistema respiratorio. L’impegno messo in campo, negli ultimi anni, attraverso le modifiche normative e all’aumento di risorse umane ed economiche negli organi di controllo, è certamente un segnale importante che sta già facendo registrare una crescita rilevante nel numero delle indagini e verifiche svolte nei luoghi di lavoro, soprattutto quelle nelle quali le lavorazioni sono maggiormente a rischio, come in agricoltura e nel settore dell’edilizia, ma dove anche l’irregolarità del lavoro è più diffusa. 

Questo binomio già conosciuto e combattuto ha visto un intensificare i controlli da parte di tutte le forze in campo, tra cui Inail, ma soprattutto dell’Ispettorato del lavoro, sia sul fronte previdenziale, operando ormai con controlli in tutti i settori lavorativi e sulla regolarità del lavoro. È importante che nell’utilizzo di queste risorse ci sia però una continua collaborazione tra Inail, Inps, Ispettorato Nazionale del Lavoro, Carabinieri e a livello regionale con le Asl per garantire un lavoro degno e dignitoso, che significa senz’altro più salute e sicurezza, ma anche giusta retribuzione e assunzioni effettive per tutti i lavoratori, compresi quelli che oggi purtroppo vivono di un lavoro in nero. 

I dati diffusi nei giorni scorsi dall’Istat che registrano un forte miglioramento occupazionale con 24 milioni di persone al lavoro in Italia e una disoccupazione che scende al 6,5%, il livello più basso dal marzo del 2008, l’allargamento della platea degli assicurati Inail, comprendendo categorie di lavoratori prima non garantite come il comparto della scuola, l’essere intervenuti anche sul piano delle sanzioni, sia amministrative che penali, aver reintrodotto il reato penale di somministrazione illecita di lavoro, che in passato era stato depenalizzato, sono sicuramente un risultato importante, ma ad oggi sono ancora troppi gli espedienti che vengono utilizzati per aggirare le norme di tutela. E ciò aumenta la vulnerabilità di molte lavoratrici e lavoratori. 

Per questo è fondamentale che cresca la sinergia tra le parti sociali e le istituzioni per tutelare la salute (malattie professionali) e la sicurezza (infortuni), attraverso un “Patto” sulla formazione, sugli investimenti per nuovi macchinari, nuovi materiali e tecnologie e sulle coperture assicurative coerenti con l’orario di lavoro svolto. Forma frequente di ricatto nei riguardi dei giovani lavoratori o dei titolari di contratti flessibili. La ripresa economica determinata anche dagli investimenti del PNRR, la crescita del PIL e gli incentivi fiscali devono essere linfa che alimenta il sistema lavoro, non a discapito di vite umane e di sofferenza per famiglie e persone. Siamo di fronte a un processo che vede intersecarsi e crescere, insieme al lavoro tradizionale, l’avvento delle nuove tecnologie, il lavoro agile, gli strumenti innovativi a tutela della salute (esoscheletri), e della sicurezza (dispositivi indossabili come smartwatch, occhiali intelligenti, orologi che monitorano l’attività fisica, cardiaca e del sonno). 

La persona per questo motivo va messa “al centro” e protetta applicando un diverso modello di tutela molto più articolato e innovativo. Non si può garantire un posto di lavoro per poi metterlo a rischio sul fronte della mancata prevenzione e protezione. Ecco allora che il compito delle politiche e delle normative sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro diviene importante perché deve essere in grado di prevenire pericoli ancora indefiniti. Chi lavora deve pretendere la sicurezza e impegnarsi in prima linea affinché nei luoghi di lavoro sia effettiva. Oltre alla formazione di tutti i lavoratori (compresi quelli stranieri) e dei datori di lavoro, bisogna pretendere che nelle aziende vi siano investimenti sull’utilizzo di nuovi materiali (materie prime che in lavorazione non compromettano la salute), di nuove tecnologie, che possono non soltanto ridurre la gravosità e la pesantezza del lavoro, ma garantire sempre di più chi lavora. 

Naturalmente la tecnologia deve essere utilizzata senza disattivare i sistemi di sicurezza come è successo. Anche in questo caso è importante la formazione, l’informazione e l’addestramento, perché una persona impari come muoversi su una impalcatura, come produrre e come utilizzare un impianto, un macchinario, un trattore, una gru. Sono le modalità, i tempi, i ritmi e l’organizzazione del lavoro che rappresentano il reale punto debole. Per svolgere più velocemente le lavorazioni purtroppo si sceglie di disattivare le protezioni di sicurezza, di non mettere l’imbragatura quando si opera sulle impalcature, oppure di non indossare i dispositivi di protezione individuale. Alla fretta incosciente, “per produrre di più”, va contrapposta una coscienza che non può esimersi dall’aiutare la persona a lavorare con più responsabilità e con più attenzione.

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