04 giugno 2021   Articoli

Destra e sinistra: la distanza tra proclami e realtà

Sebastiano Maffettone - Corriere della Sera

Maffettone Sebastiano - Filosofo e professore - Università LUISS

Non ho mai pensato che la distinzione tra destra e sinistra fosse priva di senso. Ci sono, tra l’altro, modi di reagire e tic esistenziali che caratterizzano questa appartenenza politica di fondo.

In un articolo, pubblicato dal Corriere della Sera il 30 ottobre 2019, sostenevo per esempio che molte persone di destra- al contrario di quelle di sinistra- nutrono una sorta di ostilità istintiva nei confronti del riscaldamento globale e dell’arte contemporanea. 

Il fatto interessante è che questa fenomenologia spicciola nulla ha a che vedere con la distinzione classica tra destra e sinistra. Quest’ultima, come presentata da Norberto Bobbio nel suo aureo libro non a caso intitolato “Destra e sinistra”, è basata sull’equazione destra predilige libertà là dove sinistra opta per eguaglianza. Tale distinzione, magari tradizionale ma non obsoleta, alla fine della fiera invita a ritenere che la sinistra dovrebbe stare dalla parte dei poveri e degli emarginati. Ma è davvero così nell’Italia di oggi? Ci sono fondati motivi per dubitarne.

Prendiamo a questo punto i recenti sforzi del segretario PD Letta per dare agli elettori un’immagine di sinistra e vediamo quanto essi siano di sinistra nel senso di essere dalla parte dei cittadini italiani meno fortunati. In particolare, guardiamo l’atteggiamento del PD su tre scenari: aperture e chiusura causa covid, legge Zan contro omotransfobia, atteggiamento verso i migranti. 

Nel primo caso, come è noto, il PD finora si è sempre dichiarato -al seguito del Ministro Speranza- a favore delle chiusure per aprire più tardi possibile. Questa posizione è giustificata (comprensibilmente) con la tutela prioritaria della vita rispetto al business. Che sarebbe di sinistra. Ma se la sinistra deve proteggere i più svantaggiati la cosa è quantomeno discutibile. La posizione in questione infatti protegge i garantiti, per esempio quelli con stipendio fisso, rispetto ai non garantiti, per esempio quelli che devono uscire la mattina per guadagnare la giornata. Ed è molto probabile che tra costoro ci siano molti di coloro che stanno peggio.

La stessa questione di schieramento diventa ancora più chiara se si pensa al caso della omotransfobia. Personalmente, non ho dubbi della necessità di tutelare chi ha orientamenti sessuali o identità di genere minoritari. Anzi, a dire il vero non ho mai sentito nessuno dei miei amici irridere o insultare omosessuali e trans. Ma, come non è difficile intuire, i miei amici nella maggior parte dei casi sono membri sofisticati della sinistra ZTL. Non abitano in estrema periferia e non affollano le mense di Caritas. Quelli che invece sono in situazioni del genere fanno sicuramente parte del novero dei cittadini meno fortunati. E con ogni probabilità non si sveglianola mattina preoccupandosi dell’omotransfobia.

Identico ragionamento, suppongo, valga anche per l’atteggiamento nei confronti dei migranti. “Noi”, nella maggior parte dei casi, siamo a favore del multiculturalismo.  Ma di solito i migranti non sono nostri vicini di casa e nostri concorrenti potenziali per alcuni lavori. Non è lo stesso per i più svantaggiati. I quali potrebbero essere non entusiasti del fatto che Enrico Letta incontri come prima mossa Oscar Camps di Open Arms, e si mostri favorevole al ricevimento dei migranti. 

 

Si potrebbe continuare così a lungo, per esempio parlando del voto ai sedicenni o dello ius soli. Ma non è il caso. Il problema riguarda l’enfasi data dalla sinistra alle politiche “espressive” (Inglehart) a danno di quelle di natura economico-sociale. Soprattutto quanto tutto ciò avviene in un periodo in cui la crisi economica morde con violenza inaudita. 

L’impressione è che - come ha ricordato Mark Lilla in un libro molto discusso negli Stati Uniti - tale enfasi possa spalancare le porte al populismo. E ciò, se non andiamo errati per una ragione semplice semplice: su tutti questi temi la sinistra non sta dalla parte dei poveri e degli svantaggiati ma da quella dei più fortunati. Mentre, invece, i populisti gridano a gran voce di esserlo (resta poi da dimostrare che i proclami corrispondano a realtà).

Chiudo il ragionamento con due osservazioni credo dovute. La prima è che chi scrive è per convinzione liberal, sarebbe a dire una sorta di socialdemocratico liberale. Per cui, crede molto nei diritti che stanno a monte della tutela della omotransfobia, è convinto che le riaperture debbano essere graduali, e aborre chi non tollera la diversità anche quando si tratta dei migranti.

 La seconda è che se vuoi essere di sinistra devi stare dalla parte degli sfruttati e dei poveri. E magari avere priorità che riguardano il lavoro e lo status sociale. Come in buona sostanza voleva Karl Marx,uno che -con tutti i limiti del caso- di sinistra si intendeva. Bene, da questo punto di vista ho la sensazione che PD e la sinistra italiana debbano rivedere il loro posizionamento.

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Politica

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