Una scossa al Paese. Pulita, verde, sostenibile: l'energia che serve
Le proposte di Merita e di Matching Energies
Martedì 14 luglio si è svolto il primo appuntamento del ciclo di
incontri "Il Mezzogiorno d'Italia nella Strategia europea energia-clima”, promosso da Merita e Fondazione
Matching
Energies
Di seguito il video dell'evento e le proposte di Merita e di Matching Energies per collocare il Mezzogiorno all’interno della strategia europea.
Premessa
La ripartenza dopo la pandemia
Le stime delle istituzioni e dei centri di ricerca internazionali certificano la profondità della crisi economica indotta dalla pandemia di Covid-19 e segnalano l’incertezza che grava su tempi e intensità della ripresa post-pandemia. Il nostro Paese sarà tra quelli che sperimenteranno la peggior caduta di reddito nel 2020 e il Mezzogiorno farà registrare una caduta di Pil analoga a quella del Centro-Nord. La ripresa 2021 sarà faticosa in ambedue le macro-aree del nostro Paese, ma più lenta nel Meridione per la maggiore fragilità del suo tessuto produttivo. Per la ripartenza non potremo ritornare al business as usual: sarà indispensabile sciogliere i nodi strutturali che bloccano l’economia italiana, a cominciare dal suo dualismo territoriale.
Al centro di questi problemi sta una prolungata carenza di investimenti pubblici e privati che ha eroso la base produttiva, schiacciato la sua produttività, frenato la sua capacità dinamica. La discontinuità fondamentale da introdurre con le politiche del dopo-Coronavirus consiste nel gettare finalmente le fondamenta per un ciclo di investimenti sostenuto e stabile nel tempo, con particolare attenzione al Mezzogiorno che deve essere protagonista della ricostruzione della capacità di crescita dell’economia italiana.
Serviranno segnali chiari di sblocco di nuove direttrici di sviluppo: deve essere questa l’occasione per costruire un nuovo ordine di priorità cui orientare lo sviluppo economico e sociale, come sottolineato dalla Nuova Commissione Europea con la strategia basata su Green New Deal ed Economia Digitale.
In questo quadro il settore energia è destinato a svolgere un ruolo decisivo per l’affermazione di una nuova fase dello sviluppo, che trovi nella qualità della vita dei cittadini e nella cura dell’ambiente e del ricambio organico tra attività umane e natura i propri assi qualificanti: per il contributo decisivo del settore alla riduzione delle emissioni di gas serra e di sostanze inquinanti, alla competitività di sistema e alla riduzione del costo dell’energia per famiglie e imprese, alla sicurezza strategica del Paese e dell’Unione Europea. E il Mezzogiorno d’Italia costituisce un’area fondamentale per uno sviluppo del settore che risponda a questi obiettivi, sia per le sue potenzialità di produzione energetica a basse o nulle emissioni di carbonio sia per i collegamenti con gli altri Paesi del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente e le potenzialità di interscambio energetico che ne derivano.
La nuova strategia europea
Il 14 gennaio scorso la Commissione Europea ha presentato la Comunicazione che delinea nei suoi tratti essenziali la strategia che caratterizzerà il quinquennio del suo mandato e che ruota intorno alla realizzazione dell’European Green Deal. Quest’ultimo innalza i target ambientali dell’Unione per il 2030 al fine di sostenere più efficacemente il conseguimento dell’obiettivo di emissioni zero al 2050 stabilito dalla Road Map europea della de-carbonizzazione.
Con il Recovery Plan e gli interventi di risposta alla crisi indotta dalla pandemia, la Commissione ha varato e sta varando misure senza precedenti per rilanciare la crescita in Europa dando ulteriore impulso alla strategia del Green Deal.
Con il pacchetto “Clean Energy for all Europeans” del 2016 l’Unione Europea aveva già impostato la costruzione di una strategia coerente in materia di energia e lotta al cambiamento climatico. Oggi mette in campo risorse decisive per la sua realizzazione.
L’obiettivo del ciclo di incontri pubblici
Collocare il Mezzogiorno all’interno della strategia europea come area che è chiamata a dare un contributo decisivo per la ripresa dell’economia italiana e continentale e il conseguimento degli obiettivi europei e nazionali attraverso lo sviluppo delle filiere produttive e delle infrastrutture che danno corpo alla strategia del Green New Deal lanciata dalla Commissione Europea.
Alcune scelte di fondo
Strategia
- Come ha chiarito COP21, la lotta al cambiamento climatico deve essere affrontata
su una scala globale di cooperazione internazionale: solo collocandosi nel quadro europeo l’Italia può
definire obiettivi e strumenti coerenti con la dimensione globale del problema.
- L’obiettivo europeo di emissioni zero al 2050 – passando per una riduzione del
50-55% al 2030 – vuole indicare un più generale obiettivo di neutralità climatica delle attività economiche:
de-carbonizzazione non significa decrescita ma sviluppo di nuove tecnologie che disaccoppino crescita ed
emissioni di gas climalteranti e di inquinanti. Il quadro di riferimento è quello della transizione verso
un’economia circolare, in grado cioè di autorigenerarsi attraverso la cura per la riproduzione del capitale
naturale.
- La de-carbonizzazione passa per un forte impegno alla riduzione dell’incidenza
dei consumi di energia per unità di Pil attraverso l’efficienza energetica e per una evoluzione accelerata
del mix di fonti energetiche con un aumento delle rinnovabili e la sostituzione di petrolio e carbone con il
gas naturale (fonte fossile a più basse emissioni). Per tutta la fase di transizione, in cui l’apporto delle
rinnovabili andrà gradualmente crescendo, il gas manterrà un ruolo essenziale come componente che consente
di abbattere in tempi rapidi le emissioni.
- La de-carbonizzazione richiede ingenti investimenti nell’innovazione delle modalità di produzione, distribuzione e consumo: la Commissione Europea parla di 2.600 mld di euro di investimenti pubblici e privati nei prossimi dieci anni, di cui 1.000 dal bilancio europeo.
Strumenti
- I driver per immettere innovazione nelle tecnologie di produzione, distribuzione
e consumo sono l’efficienza energetica, le fonti rinnovabili, la mobilità sostenibile, le reti
infrastrutturali.
- Per l’efficienza energetica vanno valutati positivamente sia l’utilizzo più
ampio dei certificati bianchi e il recente allargamento dei settori ammessi, sia l’aumento del credito
d’imposta per interventi edilizi introdotta con il Decreto “Rilancio” e ancor più la possibilità della sua
cessione, che ne allarga notevolmente la fruibilità effettiva. A questi strumenti va aggiunto un piano di
interventi di efficientamento energetico degli edifici pubblici, proponendone il finanziamento sui nuovi
fondi messi a disposizione dall’Unione Europea.
- Nel Mezzogiorno è necessario recuperare i ritardi verificatisi in passato sia
nel ricorso da parte delle imprese ai certificati bianchi, in modo da sollecitare investimenti e innovazione
tecnica, sia nell’utilizzo degli incentivi fiscali all’efficienza energetica degli edifici, sia infine nei
programmi di adeguamento delle strutture pubbliche, in modo da realizzare un salto di qualità del patrimonio
edilizio meridionale.
- Per lo sviluppo delle fonti rinnovabili elettriche occorre mantenere su livelli
strettamente indispensabili gli eventuali ulteriori incentivi, i cui oneri si scaricano sulle tariffe, e
puntare piuttosto sul raggiungimento della market parity e sulla loro integrazione piena nel mercato:
a questo scopo c’è bisogno di nuove forme contrattuali e di copertura del rischio e soprattutto di
investimenti innovativi nelle reti per gestire in modo adeguato intermittenza e generazione distribuita,
integrando nel sistema di trasmissione e distribuzione gli impianti di energia rinnovabile, accumuli e
batterie, connessione e disconnessione di impianti flessibili a gas.
- Il Mezzogiorno ha bisogno di una implementazione delle reti e di un
potenziamento della qualità del servizio, da adeguare agli standard dell’Italia e dell’Europa, per
recuperare il gap oggi esistente. Nel Sud vi è inoltre un notevole potenziale di ulteriore sviluppo della
generazione da fonti rinnovabili, che ha bisogno però del potenziamento della rete di trasmissione ad alta
tensione per il collegamento con i mercati nazionale ed europeo, di investimenti sulle reti di distribuzione
locale in termini di tecnologie smart grid, nonché di investimenti in impianti di accumulo e nel
collegamento con i sistemi idrici (per esempio gli invasi del Distretto dell’Appennino meridionale, della
Sicilia e della Sardegna) per i pompaggi.
- Per la mobilità sostenibile ci sono margini rilevanti di riduzione delle
emissioni sia nella mobilità urbana sia in quella sulle lunghe distanze. Per la prima contano soprattutto:
le politiche di regolazione del traffico (anche attraverso forme di congestion charge) combinate con
lo sviluppo e il rinnovo del parco mezzi del trasporto pubblico locale; il rinnovo del parco mezzi privati
verso veicoli a più basse emissioni; la diffusione degli impianti di ricarica per i veicoli a trazione
elettrica e degli impianti di rifornimento per quelli a gas. Per la mobilità sulle lunghe distanze, in
particolare per il trasporto merci pesante e per il trasporto marittimo che appaiono al momento meno adatti
alle tecnologie elettriche, si deve puntare sui margini di riduzione ulteriore delle emissioni per i motori
diesel e sul ricorso al GNL per la sostituzione del diesel con la diffusione degli impianti di rifornimento
su strada e nei porti.
- Nel Mezzogiorno le tematiche ora indicate risultano particolarmente accentuate:
governo della mobilità urbana e rinnovo parco mezzi pubblici, ricambio del parco mezzi privati e diffusione
delle tecnologie elettriche e del gas con gli investimenti di rete necessari, riduzione delle emissioni nel
trasporto merci a lunga distanza su strada e via mare. Al tempo stesso, sono situati al Sud rilevanti
stabilimenti del settore automotive che saranno chiamati a impegnativi investimenti di innovazione di
prodotto: è una sfida complessa ma è anche una opportunità, come mostrano i progetti di ricerca e
innovazione industriale che proprio al Sud stanno prendendo corpo nel campo delle tecnologie ICT a fini di
sicurezza e di guida autonoma.
- Per conseguire l’evoluzione del mix di fonti energetiche coerente con il
processo di de-carbonizzazione è necessario un potenziamento rilevante della capacità di rete sia nel
settore elettrico che in quello del gas, nonché delle loro interconnessioni con l’estero andando verso un
sistema infrastrutturale che raggiunga una dimensione transnazionale, a partire dal bacino del Mediterraneo
e dai collegamenti europei.
- Sul versante elettrico, servono reti in grado di consentire lo scambio
intelligente – efficace ed efficiente - di energia, integrando oltre agli impianti rinnovabili e a quelli
termoelettrici a gas anche le infrastrutture di accumulo e i pompaggi: un sistema abilitatore di innovazione
attraverso l’integrazione delle tecnologie digitali. E servono investimenti sulle dorsali elettriche che
traversano il Paese da Sud a Nord, per sostenere l’ingresso in rete delle energie rinnovabili prodotte nel
Mezzogiorno e la loro trasmissibilità sul mercato nazionale ed europeo, nonché investimenti di connessione
del Meridione con i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo, dove si aprono possibilità di scambi (nelle due
direzioni) importanti per accrescere in prospettiva la sicurezza del sistema elettrico e lo sviluppo delle
fonti rinnovabili.
- Su versante del gas naturale, è essenziale il potenziamento delle dorsali Sud-Nord della rete dei gasdotti necessarie a mettere in sicurezza le forniture per tutte le aree del nostro Paese e a sostenere la progressiva sostituzione del gas a carbone e petrolio; e sono essenziali le infrastrutture (gasdotti internazionali e/o rigassificatori) necessarie a diversificare le fonti di approvvigionamento del gas naturale in particolare verso l’area East-Med, con effetti positivi su sicurezza, prezzi e quindi utilizzo effettivo del gas in sostituzione di carbone e petrolio.
Quelle indicate sono scelte di strategia e di strumenti che sollecitano un vasto e duraturo processo di innovazione tecnologica creando mercato per la manifattura 4.0, con effetti moltiplicatori su investimenti, intensità di ricerca, produttività. L’Italia, come secondo Paese manifatturiero d’Europa, ha le capacità industriali e l’interesse a questa nuova prospettiva di sviluppo.
Una prospettiva che ha bisogno di un parallelo investimento in istruzione e ricerca per formare le professionalità necessarie: curare l’orientamento dei corsi universitari e varare un programma speciale di dottorati in materia ambientale, da distribuire equamente a bando su tutto il territorio nazionale (con una riserva per il Sud).
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