16 luglio 2021   Articoli

Dad, la sottile linea d'ombra che taglia la scuola in due

Viola Ardone - Repubblica

Viola Ardone - Scrittrice

È sparita la scuola media, sono spariti anche anni di scuole superiori. Ce lo raccontano i dati relativi alle prove Invalsi somministrate alla fine dell’anno scolastico 2020-2021, ma relativi all’ultimo biennio, funestato dal Covid e dalla Dad. 

Sono spariti anche gli studenti, a quanto pare, con punte inquietanti di abbandono scolastico fino al 20% in regioni come Campania e Calabria. Senza contare poi quegli alunni presenti all’appello su Meet ma in qualche modo comunque assenti, perché disinteressati, sfiduciati, evaporati in una didattica disincarnata e algida. Si tratta di una dispersione scolastica “implicita” che nelle regioni del Mezzogiorno ha raggiunto il 14,8% e che emerge attraverso i loro risultati gravemente insufficienti in italiano e matematica. In pratica, un numero consistente di studenti con diploma di terza media si troverà ad affrontare le superiori con competenze da quinta elementare, e altrettanti con diploma di maturità in tasca si iscriveranno all’Università con una preparazione da terza media. Come se questi due anni di cattive connessioni e microfoni “mutati” non fossero mai esistiti.

Per chi di scuola vive, la pubblicazione dei dati Invalsi è sempre un momento di interrogativi sul senso del proprio lavoro. Perché questi test si possono condividere o meno, dal punto di vista metodologico, ma innegabilmente ci mettono sotto gli occhi in maniera impietosa tante verità. Alcune sono già tristemente note. Sappiamo, ad esempio, che la didattica va rinnovata, soprattutto nell’insegnamento della matematica, dove siamo in cronico affanno. Sappiamo che la comprensione del testo in italiano costituisce per molti uno scoglio, nonostante parlino la lingua in maniera sufficientemente corretta. Sappiamo che i risultati variano molto da regione a regione, da scuola a scuola, da contesto a contesto. Sappiamo che i problemi della scuola sono tanti, in gran parte precedenti all’emergenza pandemica, e che la Didattica a distanza ha fatto deflagrare un sistema già in crisi, agendo da detonatore delle differenze. Quella più evidente è di certo tra il Nord e il Sud: una sottile linea d’ombra che spezza in due il Paese, lasciando agli ultimi posti le regioni in cui la scuola in presenza è stata ridotta al minimo (Campania, Calabria, Puglia). Ma c’è di più. Per chi insegna, la classe è un organismo osmotico, che vive di vita propria. Al suo interno si confrontano e si amalgamano ragazzi che provengono da contesti spesso disomogenei, con una provenienza famigliare e sociale molto eterogenea. Uso volutamente qui un po’ di quel “didattichese” che abbonda nelle nostre relazioni periodiche per sottolineare che la varietà dei punti di partenza in funzione di quelli di approdo è un elemento imprescindibile nella valutazione.

 Con la Dad il calderone magico dell’interazione si è infranto. I circoli virtuosi innescati dalla miscellanea tra individui, esperienze, talenti sono andati in blocco. E le differenze ora tagliano in due le singole classi: chi ha avuto alle spalle famiglie economicamente e culturalmente svantaggiate ne ha pagato maggiormente le conseguenze, in termini di rendimento, rispetto a chi ha potuto beneficiare del sostegno da parte dei genitori. Il distanziamento sociale si è trasformato ipso facto in distanziamento culturale.

Ricordo che qualche anno fa venne a colloquio il padre di una mia alunna molto brillante e mi confidò con un certo orgoglio che per seguire le orme della figlia così brava si era iscritto alla scuola serale per recuperare il tempo perduto e, magari, diplomarsi insieme a lei. Chissà se con la Dad questa ragazza, seppure molto determinata e diligente, sarebbe riuscita nella sua cavalcata in solitaria. Mi viene invece da pensare che forse, aggrappata a una connessione scadente, non avrebbe mai potuto nemmeno immaginare di spiccare il volo al di sopra del suo nido familiare.

Settembre è vicino e oggi, a differenza di un anno fa, abbiamo il vaccino e possiamo davvero sperare in un anno scolastico che tuteli insieme sapere e salute. Per ridare la ali ai tanti che hanno perso la voglia di volare.

  

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