L'alta velocità non basta
Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno
Mentre si attendono i risultati dello studio di fattibilità della Salerno-Reggio Calabria, si sono già scatenate le polemiche sul tracciato e sulle stazioni/città che dovrebbero beneficiare dell’Alta Velocità (AV). L’assunto è ovviamente che l’AV porti automaticamente benessere, e che le connessioni coi ricchi mercati del centro Italia rivitalizzino le città attraversate. In realtà gli effetti dell’AV sono tutt’altro che certi, a meno di avere dimensioni e attività prima della costruzione. Potrebbe in realtà essere per i giovani solo un modo per scappare più velocemente dalla Calabria.
In ogni caso mentre si discute delle mirabili prospettive, si evita accuratamente di ragionare sui numeri. Com’è noto esiste una vastissima letteratura per la quale l’assenza di AV al sud è la prova della distorsione contro il sud della spesa pubblica. Tuttavia se si guarda la cartina d’Italia si scopre che tra Milano e Roma, due città di due milioni di abitanti ciascuna, con due aree metropolitane di mezzo milione ciascuna in mezzo (Firenze e Bologna), ci sono meno di 600 km. Napoli e Torino a distanze di circa 200 km dalle grandi metropoli, collegate successivamente, hanno circa 1 milione di abitanti l’una. Da Napoli a Reggio invece ci sono 500 km (da Roma 700) circa per collegare una grande città con una media città di provincia- Reggio ha solo 180mila abitanti. Nel mezzo non c’è una singola città che superi i 100mila abitanti e per raggiungere le altre città bisognerà prevedere tracciati lunghi che aumenteranno i tempi di percorrenza e costi. Francamente sulla utilità di questa infrastruttura e sulla ragionevolezza di spendere 22 miliardi per costruirla ci sono fortissimi dubbi.
Il problema è che l’AV richiede densità abitative notevoli a distanze ragionevolmente elevate ma non enormi. L’AV Salerno-Reggio non sarebbe in grado di sostenere più di pochissimi treni al giorno, manca il traffico perché mancano le persone che anche potenzialmente potrebbero sfruttare l’infrastruttura. E come hanno fatto notare molti trasportisti, senza tanti treni, anche i pochi in servizio viaggerebbero vuoti. Possiamo permetterci uno spreco simile?
Le città che potrebbero rendere sostenibile l’AV al sud (oltre Bari) sono Palermo (con 700mila abitanti) e Catania (320mila), con Messina. Ma c’è l’attraversamento dello stretto e sono rispettivamente a 900 e 800 km da Roma via terra. Si leggono fantascientifiche ricostruzioni secondo le quali si può arrivare viaggiando a 300 all’ora dalle città della Sicilia in meno di 4 ore a Roma. Oggi da Roma a Milano, un percorso di quasi 600 km sulla migliore infrastruttura esistente viene coperto in 3 ore e 40. Come mai il treno non va a 300 all’ora ma a meno di 200? Perché ci sono accelerazioni e tratti urbani necessariamente lenti. E ci sono fermate, che vengono ovviamente richieste a gran voce da amministratori di ogni paese che l’AV attraverserà. Sarebbe un azzardo quasi certamente fallimentare spendere decine di miliardi per collegare via AV la Sicilia, anche in presenza di una continuità territoriale. Chi prenderebbe un treno che ci metterebbe almeno 6 ore, quando un volo impiega un’ora circa? Con l’attraversamento dello stretto poi la prospettiva è semplicemente assurda.
In ultima analisi non esiste la congiura contro il sud nemmeno nell’AV, la densità abitativa e la mancanza di metropoli sono la causa della forma dello sviluppo delle infrastrutture ferroviarie in Italia. L’aspetto più preoccupante di tutta la discussione però a mio parere è l’assurda fiducia che l’AV porterà la trasformazione della economia e società meridionale necessaria. Il Rapporto ISTAT del 2017, dedicato alle reti, metteva in luce un aspetto terribile della nuova struttura imprenditoriale dell’Italia meridionale. Non esistono più reti di imprese tra le medie e grandi città del Mezzogiorno. Le città del Mezzogiorno sono nodi terminali, ognuna delle quali ha rapporti solo con una o più città del nord, ma nessuna con le contigue. Questo sviluppo è in parte inevitabile ma in parte il prodotto di un progressivo isolamento delle città tra di loro.
E’ per questo che le ferrovie siciliane ad esempio o un miglioramento dei collegamenti tra le città calabresi potrebbe avere effetti maggiori dell’AV Salerno-Reggio. E per questo bene ha fatto il governo a stanziare nel frattempo un miliardo e mezzo di risorse per le regioni per le ferrovie regionali e a far partire il bando Mobility as a Service (MAAS) per modalità innovative di mobilità cittadina. Sono queste le iniziative su cui insistere perché la rinascita dipende dalla attrattività delle nostre città, soprattutto per i nostri giovani, e questa dipende solo marginalmente da una stazione AV.
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