07 luglio 2021   Articoli

Non è questione d'asilo

Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno

Giuseppe Coco - Professore di economia politica

Nonostante le forti aspettative sulle infrastrutture al sud, pochi sono davvero convinti che costruire l’alta velocità per Reggio Calabria farà crescere di più le terre che attraversa di per sé. E per ragioni buonissime. Al contrario la maggior parte degli economisti concorda che il ruolo centrale nella rinascita del Mezzogiorno ce lo potrebbero avere l’istruzione e la formazione. Senza competenze adeguate e un numero di poli di sviluppo dotati di capitale umano e capaci di innovazione è irrealistico pensare a una ripresa. Ma qual è la situazione oggi e cosa possiamo fare per migliorarla? In una sessione della Conferenza NORD-SUD tenutasi a Villa Nitti la settimana scorsa sono emersi dettagli interessanti, che sono andati oltre la solita rivendicazione di risorse, pur talvolta legittima.

Partiamo comunque dalle risorse. Il sistema dell’’istruzione italiana è tutto sottofinanziato rispetto ai nostri competitori, tranne la scuola elementare. Nel Mezzogiorno l’unico comparto sottofinanziato in maniera rilevante rispetto alla già deficitaria media nazionale è quello dell’istruzione pre-scolare, non a caso una competenza dei Comuni. Il PNRR stanzia circa 4,5 miliardi per nuovi asili nido, da allocare soprattutto al sud per recuperare il gap di dotazione. Secondo alcuni però nel caso degli asili nido al sud sarà necessario non solo creare l’offerta, ma anche la domanda. E’ infatti molto probabile che le famiglie destinatarie dell’intervento (le più povere) siano tutt’altro che convinte di mandare i propri figli all’asilo, ed è questa la ragione principale per cui i Comuni del sud non hanno sviluppato una offerta. 

Può apparire paradossale che si debba sviluppare un servizio per chi non lo chiede, ma le cose non stanno così. I grandi riformatori ottocenteschi sapevano benissimo che l’istruzione doveva diventare un obbligo in una società avanzata, perché molti dei genitori dei ragazzi più svantaggiati non erano in grado di percepire i benefici di una istruzione di base rispetto alle urgenze immediate. La struttura famigliare del Mezzogiorno poi, con molti genitori a casa e nonni giovani spesso già pensionati, non favorisce la propensione a mandare i bambini all’asilo. 

L’unica leva che abbiamo a disposizione sono le generose misure di contrasto alla povertà che sono state messe a punto in questi anni. Tutte misure che si basano sul ‘welfare dell’assegno’, con cui lo Stato trasferisce risorse monetarie invece di provvedere i servizi, un cancro che ha ridotto il ruolo della politica ad una corsa a ‘rimettere i soldi in tasca agli italiani’, anche con mancette talvolta di discutibilissimo valore. Bisogna invertire questa logica, riportando i servizi al centro. L’asilo deve essere obbligatorio per percettori di reddito di cittadinanza ad esempio e deve anche essere pagato dai percettori, ovviamente in maniera simbolica. 

Nonostante l’istruzione prescolare sia importante, tuttavia illudersi di superare i problemi della scuola del Mezzogiorno in questa maniera è pericoloso. Il gap di competenze che gli studenti del Mezzogiorno evidenziano, misurato da PISA e Invalsi, si apre durante la scuola media inferiore (non c’è differenza di performance tra nord e sud nella primaria), e questo suggerisce che il problema principale potrebbe non essere l’asilo. Il divario di competenze si allarga notevolmente poi nella media superiore. Altri elementi sempre ipocritamente trascurati dai commentatori sono la distorsione fortissima delle votazioni negli scrutini (in particolare nell’esame di stato) con un numero di finte ‘eccellenze’ straordinario, la fortissima diseguaglianza di competenze e di risultati finali e l’assurdità di una scuola chiusa al sud il doppio che al nord durante la pandemia. Solo una falsa coscienza impedisce di collegare queste evidenze a una disfunzionalità della scuola superiore nelle nostre regioni. 

Gli asili nido sono importantissimi per i ragazzi più svantaggiati e per l’occupazione femminile, ma dobbiamo prendere atto che il funzionamento della scuola media inferiore e superiore oggi non assicura il raggiungimento di competenze adeguate nelle materie fondamentali. Se non rimetteremo al centro della nostra attenzione gli apprendimenti, e non genericamente ‘la scuola’, da questo tunnel non usciremo.

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