07 maggio 2020   Articoli

L'emergenza ora è il reddito

Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno

Giuseppe Coco - Professore di economia politica

Tra le anticipazioni del Decreto Aprile che sta per vedere la luce alcune molto importanti riguardano le misure di welfare aggiuntive per fronteggiare la crisi. Un potenziamento degli strumenti era necessario ma alcune delle formule scelte perpetuano i vecchi vizi del welfare italiano.

E’ positivo che, sempre dalle anticipazioni, il Decreto estenda ai lavoratori precari, come gli intermittenti, l’indennità già riconosciuta agli autonomi e ai professionisti, che elevi quest’ultima rispetto agli iniziali 600 euro, che potenzi le misure per la cassa integrazione ai dipendenti, anche se non sembra fare i passi avanti necessari per renderne veloce l’erogazione che fatica ad arrivare per molti dei lavoratori che dovrebbero usufruirne.

La novità più significativa del Decreto sta comunque nelle nuove misure universali di distribuzione di reddito che sicuramente avranno un impatto forte sul Mezzogiorno. Viene istituito il REM, Reddito di emergenza da richiedere fino a luglio e per 3 mensilità per soggetti esclusi dalle altre misure di welfare accumulatesi. Esso sarà soggetto ad una soglia di reddito famigliare equivalente a 400 euro per una persona singola e alla scala di equivalenza del Reddito di cittadinanza, ad una soglia ISEE, a una soglia di patrimonio, anch’essa funzione del numero di componenti. Il beneficio sarà equivalente alla soglia, 400 euro modificato per il numero di componenti in scala di equivalenza fino a 800. Contemporaneamente e fino a fine anno il Reddito di Cittadinanza (RC) viene potenziato e le soglie di accesso al beneficio vengono innalzate.    

La nuova misura emergenziale, il REM, discussa da tempo dagli esperti, appare nel complesso condivisibile. Esiste certamente una platea consistente di lavoratori in nero o in grigio che non accedono al Reddito di cittadinanza, magari perché l’ISEE dello scorso anno non rappresenta la situazione attuale, e che vivono una situazione drammatica di mancanza di liquidità. Una misura emergenziale può avere senso sotto due condizioni: che sia limitata al periodo della emergenza e che sia di semplice gestione e ottenimento. Il REM è effettivamente limitato nel tempo ma non appare semplicissimo da ottenere. Ci si chiede dove i cittadini poveri troveranno il supporto tempestivo per fornire la documentazione online e per calcolare se rientrano tra i beneficiari. I poveri non vanno online sul sito INPS a controllare i requisiti e fanno fatica anche a reperire le necessarie informazioni, moduli e documentazione. A meno di riaprire tempestivamente i CAF, assumendosi le necessarie responsabilità, difficilmente una misura del genere raggiungerà i destinatari con la tempestività necessaria. Come per le misure di liquidità alle imprese, più che la precisione in questo momento conta la tempestività. Questa misura probabilmente raggiungerà i destinatari troppo tardi dopo averli illusi, creando la frustrazione che vediamo ogni giorno rispetto alle misure già prese.

L’estensione del RC è francamente meno comprensibile. Anch’essa limitata nel tempo fino a dicembre 2020, tuttavia non è chiaro a quale platea si rivolga diversa da quella del REM. Ma è poi utile un allargamento delle maglie? Il RC garantisce redditi fino a 9 mila euro a singoli e 16mila euro annui a famiglie di 4 o più persone. Nel 2019 la retribuzione lorda annua media è stata di 22 mila euro circa, ovvero al netto di contributi e tasse, molto vicina ai redditi netti garantiti dal RC. E ciò significa che più della metà dei lavoratori dipendenti in chiaro del Mezzogiorno percepisce uno stipendio inferiore al RC massimo. Tra questi ci sono sicuramente padri di famiglie numerose, che probabilmente si chiedono quanta giustizia ci sia in ciò.

Una volta di più si rinuncia a orientare le misure di welfare sui servizi che aumentano le capacità. L’aspetto drammatico delle povertà odierne, acuito dalla crisi, è la differenza tra chi ha, soprattutto tra i minori, in famiglia le capacità per continuare a curarsi e istruirsi senza la scuola e chi no. Si è preferito una volta di più il trasferimento monetario, che da sempre orienta le scelte elettorali degli italiani. Salvo poi accorgersi che quando si è poveri, si ha bisogno soprattutto di un medico per sopravvivere e di un insegnante decente, se si spera che i propri figli vedano un futuro migliore.

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