Svimez si scopre neocentralista
Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno
Il Rapporto SVIMEZ di quest’anno come al solito è una lettura interessante e ricca di dati e spunti. Rispetto agli anni scorsi si nota una certa intonazione positiva, anche se i dati di fondo negativi per il futuro del Mezzogiorno, soprattutto la demografia e l’emigrazione, vengono ribaditi con forza.
Vale la pena soffermarsi su alcuni aspetti notevoli del Rapporto stesso.
Le note positive vengono soprattutto dalla congiuntura.
Il Rapporto conferma che nel biennio a consuntivo (21-22) il Mezzogiorno cresce come il centro-nord. Una parità sostanziale confermata per il biennio 23-24, pur a tassi necessariamente molto inferiori.
Dal 2025 invece si prevede un riallargarsi della forbice. Le ragioni si vedono subito nella composizione della crescita. Il sud cresce sostanzialmente per il contributo smisurato del settore costruzioni e dei servizi turistici.
Nel lungo periodo è francamente illusorio immaginare ulteriore crescita da questi settori. Inoltre, va ricordato che i salari in questi settori sono mediamente bassi e a questo va ricondotto a mio parere il fatto che aumentano i cosiddetti ‘working poor’, lavoratori occupati che però non superano le soglie di povertà (nazionali).
Viene in rilievo la illusorietà della possibilità di superare la condizione di sottosviluppo senza una robusta ripresa industriale; illusione di cui si nutrono ampi settori delle classi dirigenti del Mezzogiorno (ma non certo SVIMEZ). E non a caso nel 2025 a soffrire di più è la regione col massimo boom turistico, la Puglia.
Ed è proprio per questo che diventa particolarmente importante per il futuro il decollo della nuova ZES unica. Sulla nuova misura di politica economica del Ministro Fitto, SVIMEZ sembra particolarmente positiva, pur ricordandone gli elementi necessari al successo. SVIMEZ punta sul Piano Strategico e sullo Sportello Unico Nazionale.
Personalmente ritengo che il successo della ZES unica sarà una questione di persone e organizzazione piuttosto che documenti e norme.
La organizzazione della struttura di missione, la tempestività della sua istituzione, e le persone (anche il tipo di professionalità) che ci lavoreranno saranno decisive nel determinare la capacità di attrarre e autorizzare effettivamente le nuove attività.
A gennaio la Struttura dovrebbe entrare in funzione. In caso di ritardo il Decreto sud prevede un regime transitorio in cui i Commissari ZES attuali dovrebbero farsi carico delle attività, ma è inutile illudersi. Nessuna impresa presenterà istanze a un Commissario in prorogatio con le incertezze del caso.
E’ per questo che la Struttura deve entrare in funzione in tempi brevi pena il fallimento della misura (o almeno la tempestività degli effetti concreti).
Il Rapporto non è particolarmente negativo anche su altri aspetti dell’industria del Mezzogiorno. In particolare, si nota la presenza di imprese del Mezzogiorno in comparti di rilievo ai fini delle Strategie di specializzazione intelligente.
Alcuni di questi punti di forza sono stati messi in luce nei decenni passati anche da SRM, in particolare nell’abbigliamento, automotive, alimentare. Tuttavia, su questo tema il Rapporto introduce anche alcune gravi confusioni nel dibattitto.
Il Rapporto infatti elenca tra i settori di particolare forza quelli di ‘Idrico, Energia, Rifiuti.
Settori strategici per contrastare il cambiamento climatico, assicurare i servizi essenziali e accompagnare la transizione verde, ma anche per assicurare il protagonismo industriale del Mezzogiorno’.
La base per questo giudizio è la numerosità relativa di imprese in questi settori.
In realtà come sanno tutti gli esperti la numerosità delle imprese soprattutto nell’idrico e nel settore dei rifiuti è il risultato del fallimento delle aggregazioni e la permanenza di gestioni pubbliche minuscole, inefficienti e clientelari, in gran parte del Mezzogiorno.
Difficile interpretarlo come un punto di forza, si tratta invece del nostro tallone d’achille e della ragione per cui in questi settori gli investimenti del PNRR al sud sono sotto la soglia generale.
Incapacità gestionale e progettuale sono le conseguenze del nanismo e della gestione inadeguata di queste imprese. Difficile considerarlo un elemento per essere ottimisti.
La presentazione del Rapporto ha poi dedicato uno spazio importante alla figura di Pasquale Saraceno.
E’ interessante in effetti che a distanza di tanto tempo alcune intuizioni dell’economista siano ancora attuali.
La maniera più ovvia di leggere questo rinnovato interesse, anche alla luce dell’interesse per le politiche del Ministro Fitto sembra essere che la SVIMEZ prende una decisa posizione favorevole al neocentralismo delle politiche di coesione, rinvenibile in vari atti del governo in materia.
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