22 dicembre 2023   Articoli

L'immoralità di quella norma

Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno Bari e Puglia

Giuseppe Coco - Professore di economia politica

All’inizio di novembre il Consiglio Regionale Pugliese ha licenziato una Legge di modifica della Legge 28 del novembre 2022 che disponeva perentoriamente l’obbligo per chiunque utilizzasse infrastrutture di trasporto e importazione di gas di versare in bolletta ai cittadini pugliesi l’equivalente del 3% dei ricavi dal gas di passaggio. E’ il caso di ricordare che questa Legge si concludeva con le seguenti parole: ‘La presente legge è dichiarata urgente e sarà pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione ai sensi e per gli effetti dell’articolo 53, comma 1, della legge regionale 12 maggio 2004, n° 7 “Statuto della Regione Puglia” ed entrerà in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e farla osservare come legge della Regione Puglia.’ Firmato Michele Emiliano. I consumatori pugliesi possono essere scusati se non si sono accorti del perentorio sconto: non c’è stato in effetti, e la Legge come si poteva prevedere non ha prodotto alcun effetto. Che quella Legge fosse incostituzionale lo avevano fatto notare pochi, tra cui chi scrive, mentre i consiglieri regionali si congratulavano a vicenda per la genialata che avrebbe portato montagne di sconti in bolletta.

Le modifiche introdotte dalla nuova legge cercano di superare i profili di incostituzionalità, a mio parere senza possibilità di riuscita. La nuova norma rimane infatti comunque assurda sotto vari profili. Impone una potenziale compensazione per tutti i cittadini pugliesi, anche cittadini nemmeno minimamente interessati dall’attraversamento delle infrastrutture dette. Impone negoziazioni di compensazioni anche su infrastrutture già autorizzate, ed anche già realizzate a quanto sembra. Il parametro su cui richiede la compensazione non è la tariffa di infrastruttura (cosa discutibile, ma almeno ipotizzabile), ma addirittura su tutto il gas che attraversa l’infrastruttura, quasi come un balzello medievale di attraversamento. Di fatto, sul gas importato equivarrebbe a un dazio doganale, come se la Regione Puglia fosse uno stato autonomo. Per valutare la follia di questa norma si consideri che, se ogni regione si dotasse di una normativa simile, i prezzi del gas subirebbero un rialzo astronomico. Non si vede infatti chi potrebbe pagare gli sconti  se non altri utenti. Far passare questo principio pertanto è semplicemente una follia per il nostro paese.

Se però si riuscisse a superare le eccezioni costituzionali, si tratterebbe per la nostra regione di un boomerang clamoroso. Chi vorrebbe infatti costruire una infrastruttura, ad esempio, per trasporto dell’idrogeno in una regione che programmaticamente dichiara di voler imporre un balzello del 3% sulle quantità trasportate? Si tratta di una norma che di fatto ci taglierebbe fuori dalla transizione ecologica.

Una ulteriore considerazione riguarda la infrastruttura che ha dato la stura a questo processo, il TAP. Nessun organo di informazione, né i politici variamente impegnati nella campagna di odio contro l’infrastruttura in questione, hanno mai discusso o pagato politicamente per le bufale propalate all’epoca della costruzione del TAP. Né risultano documentati effetti negativi della infrastruttura sul territorio che attraversa. Ma tutti hanno invece goduto ampiamente dei benefici che il TAP ha portato al paese in un momento di grave rischio energetico a causa della guerra. L’amara considerazione è che gli stessi che hanno combattuto il TAP, hanno potuto riscaldare le loro case l’inverno scorso solo grazie al TAP, ma senza mai ammettere di aver in realtà opportunisticamente e populisticamente cavalcato ed esacerbato la pur comprensibile diffidenza delle popolazioni interessate per fini politici. E oggi cavalcano l’onda della richiesta di compensazioni.

Beninteso alcune compensazioni sono sacrosante. Le comunità che effettivamente subiscono un impatto dalla infrastruttura, ad esempio i comuni attraversati, possono chiedere (e alcuni li hanno chiesti e ottenuti col TAP, salvo far retromarcia quando l’onda populista li ha travolti) forme di compensazione. La Legge statale le prevede per le installazioni di produzione, che comprensibilmente producono un surplus maggiore e sono più impattanti. La cosa migliore sarebbe contrattare investimenti e formazione collaterali con le imprese energetiche, ma regione ed enti locali sono incapaci di questo tipo di ragionamenti, e quindi preferiscono concentrarsi sulle dazioni di denaro. Questa storia infatti dimostra che anche l’energia, nonostante l’emergenza, è diventata, per la politica locale, una mucca da mungere.

A rendere paradossale la richiesta di compensazioni e l’invasione di campo della Regione è la retorica violenta che gli stessi politici riservano ai nefasti progetti di autonomia differenziata e all’egoismo territoriale delle regioni del nord che vogliono separarsi dai ‘poveri’. Il progetto di autonomia differenziata è una iattura, ma che dire di una regione che pretende una compensazione del 3% su tutto il gas trasportato, che necessariamente pagheranno i cittadini delle altre regioni, per un attraversamento di 10 km? Dopo aver utilizzato per decenni il gas russo trasportato da nord dal valico di Tarvisio.

Tutta la vicenda getta una luce triste sulla qualità della classe dirigente regionale, all’interno della quale nemmeno una voce ha sollevato il tema dell’immoralità della norma, della palese incostituzionalità di quella del 2022 e quasi sicura anche di queste modifiche.

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