L'Italia riparte se Nord e Sud sono insieme
Vito Grassi - Repubblica Napoli
Non c’è dubbio che il ritardo del Mezzogiorno - in termini relativi e in alcune fasi anche assoluti - e il gap rispetto al resto del Paese, destinato ad aumentare con il proseguire della pandemia, sia una parte centrale del problema dello sviluppo italiano. Un concetto che emerge in maniera chiara nell’ultimo Quaderno della Fondazione Astrid "Una questione nazionale. Il Mezzogiorno da 'problema' a 'opportunità'", a cura di Giuseppe Coco e Claudio De Vincenti (edizioni Il Mulino 2020) presentato ieri in un dibattito a più voci che ha coinvolto economisti, esponenti istituzionali, rappresentanti delle forze economiche e sociali. Un contributo prezioso ed efficace nel delineare sia il quadro storico di riferimento, che una nuova strategia di rilancio del Sud a valle della pandemia, che punti direttamente sui fattori produttivi quali capitale umano, ricerca, imprenditoria sana e infrastrutture, con particolare riferimento alla piattaforma logistica dell’Europa nel Mediterraneo. Quello che ne emerge è la voglia di voltare pagina, di contrastare una volta per tutte le posizioni di rendita a ogni livello, la determinazione di costruire un ambiente economico e sociale in cui impresa e lavoro possano finalmente dispiegare a pieno le proprie potenzialità.
Nel contesto meridionale, il miglioramento delle infrastrutture materiali e immateriali e delle condizioni per l’accesso delle imprese ai mercati esteri, nonché a quelli interni, non possono che procedere di pari passo: ciascun elemento da solo non garantisce un futuro per le produzioni del Sud.
Diversi istituti di ricerca hanno recentemente analizzato in maniera approfondita le forti correlazioni economiche e imprenditoriali esistenti tra il Nord ed il Sud Italia, valorizzando proprio il concetto di sistema unitario dell’economia italiana, nonché l’apporto spesso sottostimato delle regioni meridionali alla creazione di ricchezza e di produzione nazionale. Sebbene sia tuttora in ritardo dal punto di vista economico e industriale, il Mezzogiorno, infatti, è tutt’altro che fermo e presenta importanti potenzialità.
Dall’industria aeronautica all’automotive, dall’agroalimentare al settore chimico-farmaceutico alla moda: la dimensione globale della nostre filiere, anche se messa a dura prova dalle dinamiche della crisi congiunturale, evidenzia un tessuto di imprese eccellenti e fortemente interconnesso dal Nord al Sud dello Stivale. Un tessuto che continua a scommettere sull’internazionalizzazione e che è riuscito a resistere al (prevedibile) calo dell’export italiano nel 2020, ma ha anche permesso di segnalare i punti di forza e le motivazioni per ripartire.
Uno degli esempi di Mezzogiorno che resiste,è il settore agroalimentare in cui il Sud primeggia e continua ad avere un ruolo importante. In Campania, Puglia, Abruzzo, Basilicata, Molise e Calabria il tasso medio di crescita del comparto di alimentari e bevande nei primi nove mesi del 2020 è stato del 10,1% rispetto allo stesso periodo del 2019, contro la media nazionale pari all’1,3%. Dati che evidenziano la resistenza di un territorio dalle potenzialità inespresse, che potrebbe commercializzare i propri prodotti non solo con i partner con i quali si intessono relazioni già consolidate (Usa e Germania su tutti) ma anche verso nuovi mercati.
E’ uno scenario di grande interesse che richiede alla politica di produrre un disegno di sviluppo capace di dare ancora piu spazio a queste energie. Un disegno che metta a sistema le loro potenzialità, affinchè facciano massa critica e diventino trainanti per far ripartire tutto il Meridione e l’intero Paese, collocandolo al centro delle relazioni economiche internazionali attraverso la ritrovata centralità dell’Italia nel Mediterraneo.
E’ solo con un progetto unitario e coeso dunque, che l'Italia può ripartire. Riteniamo indispensabile una convinta strategia nazionale in tal senso, con regia, cantierabilita’ e monitoraggio strutturati in modo rigoroso nonchè dotati di tutti i poteri di sussidiarietà in grado di contrastare anche i fenomeni di infiltrazione malavitosa.
Restiamo una grande economia avanzata europea, e le interdipendenze fra persone, imprese, settori e regioni , dovranno far sì che, vicendevolmente, della crescita degli uni traggano vantaggio anche tutti gli altri.
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