«Agire per il riequilibrio con il Nord non potrà che favorire tutto il Paese»
Intervista a Marco Zigon - Il Mattino
Ingegnere Zigon, il presidente Bonomi non sembra convinto che la ripresa del Paese debba passare per il Mezzogiorno. Nessun accenno in tal senso nella sua relazione, che ne pensa?
«La penso esattamente come il premier Conte - risponde Marco Zigon, patron del Gruppo Getra e consigliere di Bankitalia -, che in chiusura del suo intervento ha detto che le misure previste per il rilancio del Mezzogiorno, in particolare il taglio strutturale del 30 per cento della contribuzione voluto dal ministro Provenzano, servono a un riequilibrio del Paese che non potrà che favorire anche il Nord. D'altra parte, il presidente Bonomi ha parlato della necessità di un grande e comune Patto per l'Italia, un impegno chiesto a istituzioni, politica, a tutti i maggiori soggetti economici e sociali del nostro Paese».
Difficile, ovviamente, non essere d'accordo...
«Ritengo che si tratti di parole inequivocabili. Patto per l'Italia significa avere una visione che ricollochi su binari di crescita il Paese intero. Credo che anche Bonomi sia convinto che, senza lo sviluppo del Mezzogiorno, e meno che mai "contro" il Mezzogiorno, il risultato della ripresa duratura non sia conseguibile. Del resto la stessa Europa ci esorta a correggere il tiro, visto che gli investimenti nel Sud sono calati in maniera consistente e sono al livello più basso di sempre, come ha ricordato di recente il direttore generale delle Politiche regionali della Commissione europea: meno dello 0,4% del Pil, mentre in Europa centrale siamo vicini a1 4%, quindi 10 volte in più».
Anche il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco si è espresso alla stessa maniera.
«È vero. Il governatore Visco al Festival dell'Economia di Trento ha ricordato che la distanza del Sud rispetto al resto dell'Italia è il più grande divario tra un'area in via di sviluppo e un'area sviluppata in ambito europeo. Non ci possiamo, perciò, più permettere un Paese in cui c'è un'area fra le più ricche d'Europa e, al tempo stesso, un'altra che ha in alcune zone un reddito pro capite molto simile a quello dei Paesi dell'Est, come Visco ha sottolineato in quell'occasione».
La riduzione del divario passa, dice Bonomi, per infrastrutture e legalità. Non è un po' riduttivo visto che tra fondi europei e nazionali il Sud avrà 140 miliardi da spendere fino al 2027?
«Infrastrutture e legalità sono il punto centrale da cui partire, e su questo non si può che essere d'accordo con Bonomi. Poi, certo, il futuro dell'Italia e dell'Europa passa per una più forte presenza nel bacino mediterraneo e il Mezzogiorno è lo spazio che connette il Continente ai mercati del futuro. Mercati che non possiamo lasciare al controllo pressoché totale di altri player internazionali. Alta velocità, banda larga, porti e sistemi logistici efficienti sono indispensabili all'Italia che vuole crescere, così come all'Europa che vuole contare».
Basta sussidi e incentivi al Sud, dice ancora Confindustria, ma se il lavoro lo crea l'impresa e si rende strutturale la fiscalità di vantaggio non se ne avvantaggerebbe soprattutto l'impresa che opera al Sud?
«L'Italia è un Paese geograficamente eterogeneo ed è per rispondere a questa vocazione che si sollevano richieste di maggiore autonomia da parte di molti governatori. Gli squilibri evidenti vanno colmati anche con misure come la fiscalità di vantaggio. Ma il presidente Bonomi ha posto un tema serio, che la classe dirigente italiana non può eludere. Vale a dire la capacità tecnica delle Regioni di impegnare e spendere le risorse e la produttività della Pubblica amministrazione, assieme a un sistema normativo abnorme e un contenzioso giudiziario paralizzante. Senza riforme radicali in questa direzione, davvero rischiamo di spendere male le risorse che l'Europa vuole assegnarci. Mi permetta di aggiungere che sotto questo profilo non c'è differenza territoriale. È l'Italia intera che deve agire rapidamente sui freni che da tempo ne rallentano la crescita».
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