La spesa dei comuni e la vera priorità del Sud
Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno
Alcune evidenze che mettono in luce i divari assoluti di spesa in servizi come gli asili nido sono estremamente popolari tra i comparatori meridionali, pubblicisti impegnati nella retorica sistematica del divario e della spesa insufficiente. Altre lo sono molto meno. Un recente rapporto della Corte dei Conti (Prime evidenze sulla efficienza della Spesa Comunale) getta una luce sulle vere priorità che le nostre comunità esprimono attraverso i propri eletti nel Mezzogiorno. In particolare la Corte appunta la sua attenzione su due servizi importanti, la polizia locale, in gran parte vigili urbani, e raccolta e trattamento dei rifiuti. Le evidenze andrebbero affinate con tecniche statistiche più sofisticate, ma raccontano comunque delle storie interessantissime.
Cominciamo dai vigili. Il lettore potrebbe immaginare che le più complesse città del nord necessitino di (o si possano permettere) maggiore spesa. Soprattutto dal momento che i comuni del sud hanno meno entrate proprie e non riescono a finanziare asili nido e servizi alla popolazione. Niente di più falso. I comuni delle regioni meridionali spendono almeno 10 euro pro-capite in più (non tenendo conto delle solite regioni a statuto speciale) di quelle del nord. Solo a titolo di esempio Veneto e Lombardia si accontentano di spendere 20 e 26 euro pro- capite, mentre i comuni meridionali di Campania e Puglia hanno bisogno di almeno 34 euro per le stesse funzioni (la comparazione è sulla mediana). Un’altra straordinaria evidenza che si soprappone a questa è quella che mette in relazione la spesa pro capite in polizia con la salute finanziaria dei Comuni. I Comuni in buono stato spendono 25 euro mentre quelli in cattive acque 33.
Per quanto sia una valutazione molto semplificata da un punto di vista statistico, è molto improbabile che differenze sistematiche di questo tipo non raccontino una storia precisa. I Comuni meno disciplinati, quasi tutti al sud, si sono riempiti di vigili urbani (anche in aree rurali, in Basilicata la mediana è 41 euro pro-capite) per ragioni di consenso sociale, probabilmente condito da clientelismo diffuso.
Il secondo capitolo della storia riguarda i rifiuti. In questo caso l’indice è la spesa per tonnellata di rifiuti trattata. In Veneto il costo è di 255 euro, in Lombardia, con la sua enorme area metropolitana in cui la raccolta è più difficile, 234. Gli stessi numeri per Puglia e Campania sono rispettivamente 407 e 441. Credo che sia difficile associare a questi maggiori costi un servizio superiore (è vero il contrario). La maggior parte dei rifiuti al sud segue la strada della discarica, in alcuni casi con viaggi lunghissimi contribuendo alle emissioni, oltre che ai costi per i cittadini. A pesare in questo caso è la totale incapacità della politica meridionale (in questo caso anche delle Regioni) di assumersi la responsabilità, pure imprescindibile, di programmare inceneritori, impianti di compostaggio e di trattamento moderni. Troppo costosa in termini di consenso.
A fronte di evidenze come queste, l’indignazione con cui alcuni amministratori comunali del Mezzogiorno pretendono lo stanziamento di maggiori risorse per i servizi che non riescono ad assicurare e per il PNRR è disarmante. Comunità che hanno eletto sindaci che hanno riempito le Amministrazioni di vigili e impiegati amministrativi generici, che spendono il doppio di quelle del nord in ‘turismo’ dei rifiuti, oggi hanno gli uffici tecnici sguarniti e non sono in grado di progettare alcunché per il PNRR, né tantomeno di gestire bandi di gara. Si attribuisce questa incapacità a una insufficiente spesa pubblica e si richiede a gran voce assunzioni. Ma questi dati dimostrano che almeno in parte le risorse per altre priorità (assunzioni di vigli e viaggi dei rifiuti anche fuori regione e non gli asili pubblici o i servizi sociali) sono state trovate.
Le sfide che ci apprestiamo a affrontare con le risorse del PNRR richiedono certamente la risoluzione di alcuni nodi delle amministrazioni del sud soprattutto nella fornitura dei servizi. Ma la logica della rivendicazione e della evasione dalle proprie responsabilità che la accompagna non sono la maniera migliore per affrontarle.
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